Cos'è la resistenza agli antibiotici e perché è pericolosa

Cos'è la resistenza agli antibiotici e perché è pericolosa

La diffusione, e l’impiego, degli antibiotici a partire dalla seconda metà del Novecento ha rappresentato indubbiamente una svolta importante nel trattamento e nella prevenzione delle malattie infettive.

Eppure, parallelamente si è sviluppato, per diverse ragioni, un fenomeno per molti aspetti contrario, come quello della resistenza agli antibiotici, che rappresenta un vero e proprio problema, sia di natura medica che scientifica.

Per approcciare correttamente l’argomento fornendo una facile comprensione del problema (che interessa e coinvolge direttamente anche e soprattutto i singoli pazienti e non solo la comunità scientifica) è utile partire dalla premessa di cosa sono gli antibiotici.

L’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, definisce gli antibiotici come un gruppo di medicinali in grado di impedire, tramite diversi meccanismi d’azione lo sviluppo di batteri. Perché la loro efficacia sia tale è necessario che:

  • Vengano utilizzati esclusivamente per il trattamento delle infezioni batteriche per cui sono previsti;
  • Siano assunti solamente previa prescrizione medica;
  • La loro assunzione avvenga rispettando le dosi e i tempi necessari.

Apparentemente queste indicazioni possono sembrare ovvie e scontate, ma non è così se si considera l’impatto negativo e i rischi legati alla resistenza agli antibiotici.

Definizione e cause della resistenza agli antibiotici

Ma di cosa si tratta?

LIstituto Superiore di Sanità riporta come con il termine antibiotico-resistenza ci si riferisca alla capacità di un batterio di resistere all’azione dei farmaci antibiotici.

Questo significa che il batterio è in grado di sopravvivere e moltiplicarsi anche durante un trattamento antibiotico.

L’Antimicrobial resistance (AMR) può essere innata o acquisita. Nel primo caso la causa è da individuare nelle caratteristiche del batterio che ha la capacità di resistere all’azione del farmaco.

La resistenza acquisita, invece, è quella che si sviluppa quando il batterio modifica il proprio patrimonio genetico risultando indifferente all’azione dell’antibiotico.

Il problema della resistenza agli antibiotici è evidenziato dal fatto che oggi molti antibiotici non sono più efficaci per curare e prevenire la diffusione di numerose malattie.

E tale fenomeno non è da imputare alla scarsa qualità dei farmaci, ma a tutta una serie di cause, condizioni e fattori alcuni dei quali assolutamente evitabili.

Nell’approfondimento dedicato dell’Istituto Superiore di Sanità si individuano le seguenti cause dell’antibiotico-resistenza:

  • Aumento dell’utilizzo degli antibiotici, sia in campo umano che veterinario;
  • Utilizzo non appropriato di questi farmaci;
  • Espansione degli antibiotici in agricoltura e in zootecnia;
  • Diffusione delle infezioni causate da microrganismi antibiotico-resistenti;
  • Aumento degli spostamenti internazionali con maggior diffusione dei ceppi resistenti.

Di per sé, i batteri sviluppano una resistenza a un farmaco con azione antibiotica, e si tratta di un processo evolutivo naturale e normale.

L’emergenza (perché di questo si tratta) nasce dall’accelerazione che negli ultimi anni questo fenomeno ha conosciuto.

Basti pensare a quanto spesso si assumono antibiotici senza la prescrizione medica e, quindi, anche per trattare infezioni di origine virale.

Altrettanto frequentemente non si rispetta la durata del trattamento sospendendolo anticipatamente con la riduzione dei sintomi o non si seguono gli intervalli di tempo indicati tra l’assunzione di una dose e l’altra.

C’è poi anche la somministrazione degli antibiotici agli animali da allevamento che incide significativamente sulla diffusione del problema.

Conseguenze della resistenza agli antibiotici sulla salute pubblica

Va innanzitutto chiarito che il problema è sociale e di salute pubblica in quanto lo sviluppo della resistenza agli antibiotici non è individuale, ma riguarda anche tutti coloro che successivamente verranno contagiati dallo stesso batterio.

Sono i batteri a sviluppare la resistenza agli antibiotici, diventando per questo più aggressivi (sia in termini di diffusione che di severità della malattia che provocano), non il sistema immunitario.

Il problema è talmente grave che si stima che a livello mondiale nel 2050 (tra pochi anni quindi) le infezioni batteriche saranno responsabili di circa 10 milioni di morti all’anno.

Se il dato in sé può non dire molto è utile paragonarlo con le altre cause di decesso: le morti da infezioni batteriche supereranno quelle da tumore e da diabete, ma anche da incidenti stradali.

E la questione non interessa solamente i Paesi poveri (come se non rappresentasse comunque una questione di interesse pubblico), ma anche il nostro Paese.

L’AIFA denuncia come in Italia la resistenza agli antibiotici sia tra le più elevate in Europa e ogni anno il 7-10% dei pazienti contrae un’infezione batterica multiresistente responsabile di migliaia di decessi e di infezioni correlate, che causano dai 4500 ai 7000 decessi l’anno.

Questo oggi. Se non si interviene questi numeri sono inevitabilmente destinati ad aumentare.

Come prevenire la resistenza agli antibiotici a livello individuale

Oltre a quanto già le autorità sanitarie internazionali e la comunità scientifica stanno facendo per contrastare la resistenza agli antibiotici, un fondamentale contributo può arrivare anche dal singolo paziente.

In questo senso è indispensabile:

  • Non assumere antibiotici se non quando strettamente necessario (quindi non per il raffreddore o l’influenza che sono infezioni di natura virale ma anche contro alcune forme di otiti, bronchiti e mal di gola)
  • Seguire attentamente le indicazioni del Medico sul dosaggio e sulla durata del trattamento.

Nel caso in cui ci si dimenticasse di prendere una dose, è necessario rivolgersi al proprio Medico e non scegliere autonomamente come comportarsi così come evitare di assumere antibiotici avanzati da una precedente terapia anche per condizioni apparentemente simili.

Inoltre, è bene tenere a mente di non assumere mai antibiotici che un Medico ha prescritto ad un’altra persona.

Il ruolo del Medico è imprescindibile in quanto egli valuta l’efficacia dell’antibiotico (non tutte le infezioni batteriche possono essere trattate con questi farmaci), la gravità dei sintomi, l’età del paziente e la sua storia clinica con attenzione a tutti i fattori di rischio che potrebbero suggerire di evitare di assumere gli antibiotici.

È, infine, fondamentale anche porre estrema attenzione all’igiene personale.

Lavarsi regolarmente le mani con acqua e sapone soprattutto prima di cucinare (i prodotti alimentari, specie di origine animale, possono essere contaminati) prima di mangiare e quando si usa il bagno, così come lavare accuratamente frutta e verdura che possono essere un altro mezzo di trasmissione delle infezioni.

Infine, anche l’igiene delle superfici della cucina è un utile metodo per prevenire la diffusione dei batteri.

Strategie globali per affrontare la resistenza agli antibiotici

Trattandosi di un problema di salute pubblica, le autorità sanitarie nazionali hanno condiviso diverse strategie per contrastare la resistenza agli antibiotici.

Nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha adottato il Piano d’Azione Globale (GAP) che stabilisce cinque obiettivi strategici:

  • Mettere in atto sistemi di informazione ed educazione efficaci (sia per il personale sanitario che per la popolazione generale) volti a migliorare la consapevolezza;
  • Aumentare e consolidare le attività di sorveglianza;
  • Investire sulla prevenzione e il controllo delle infezioni;
  • Ottimizzare l’utilizzo degli antimicrobici;
  • Sostenere la ricerca e l’innovazione.

Nello stesso anno, l’OMS ha avviato il progetto Global Antimicrobial Resistance Surveillance System (GLASS) che al 2021 vedeva la partecipazione di 109 Paesi per rafforzare le evidenze disponibili a livello globale sulla resistenza agli antibiotici.

Nel 2017 l’Unione Europea ha definito il Piano d’azione A European One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance, AMR basato su un approccio che consideri la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente in modo integrato.

Partendo da queste indicazioni, il nostro Paese ha approvato nello stesso anno il Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza (PNCAR) 2017-2020 prorogato al 2021 e poi aggiornato con un nuovo piano che sarà valido fino al 2025 che definisce le strategie per contrastare questo fenomeno a livello locale, regionale e nazionale.

Il 18 novembre è stata inoltre istituita la Giornata europea degli antibiotici per sensibilizzare la popolazione sul problema della resistenza agli antibiotici e favorire un utilizzo corretto di questi farmaci.

Ogni anno la Direzione generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari e la Direzione generale dell’igiene e per sicurezza alimentare e la nutrizione del Ministero della Salute in collaborazione con l’IZSLT (Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana) redige il Piano Nazionale di monitoraggio con il quale controllare i livelli di resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici negli animali da produzione alimentare e negli alimenti derivati.

Inoltre ogni anno l’EFSA, l’Ente europeo di sicurezza alimentare insieme all’ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie pubblica un report sulle tendenze di resistenza antimicrobica e sulle epidemie di origine alimentare a livello europeo.

Infine, annualmente il Ministero della Salute predispone un piano nazionale per individuare residui antimicrobici nei prodotti di origine animale nel processo di allevamento degli animali e di prima trasformazione.

Importanza dell'uso responsabile degli antibiotici

Come abbiamo potuto vedere parlando di questo complesso fenomeno c’è un ruolo centrale svolto dalla responsabilità di ciascuno di noi.

In questo senso è utile porre l’attenzione su due aspetti principali. Il primo, è che le indicazioni sull’assunzione corretta degli antibiotici riguardano non solo gli esseri umani, ma anche gli animali.

Inoltre, anche sulla base della diffusione degli animali domestici, l’attenzione verso la loro cura passa anche dal seguire scrupolosamente le indicazioni del medico veterinario.

Il secondo è orientato alla prevenzione, quindi all’adozione di uno stile di vita corretto (alimentazione, attività fisica, ecc.) finalizzato a evitare l’insorgenza di patologie che possono poi richiedere l’utilizzo di antibiotici.

In questa prospettiva si rivela utilissimo il Test PCR (proteina C reattiva), da effettuare comodamente anche in farmacia che, quando si sospetta un’infezione batterica, consente tramite un campione di sangue di identificare la presenza di infiammazioni, stabilire l’adeguato trattamento e monitorare la relativa risposta.

Abbiamo visto cos’è la resistenza agli antibiotici e perché sta diventando sempre più un problema non solo del singolo individuo, ma anche a livello nazionale e mondiale.

Nonostante si tratti di un fenomeno naturale e biologico, porvi attenzione è fondamentale per attuare dei comportamenti che evitino di aumentare il rischio di diffusione.

Le strategie delle autorità sanitarie nazionali svolte negli anni e la corretta prevenzione del singolo individuo si rivelano fondamentali in questo senso.

Seguire le indicazioni del Medico e effettuare il Test PCR quando si sospetta un’infezione batterica, è alla base della prevenzione contro la resistenza agli antibiotici.

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