Hai sicuramente sentito parlare - o forse hai sperimentato in prima persona - il reflusso gastroesofageo, una condizione complessa che può provocare bruciore, pesantezza e fastidio dopo i pasti.
Molte persone provano a gestirlo eliminando alcuni alimenti “sospetti”, convinte che esistano cibi universalmente proibiti.
In realtà, non è così: non esistono veri e propri alimenti "trigger" validi per tutti.
Ogni persona deve individuare i cibi che scatenano i propri sintomi e, insieme a qualche accorgimento nello stile di vita, può imparare a controllare meglio il reflusso e ridurne l’impatto sulla vita quotidiana.
Vediamo come.
Cos’è il reflusso gastroesofageo e quali sono i sintomi
La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) è quel disturbo nel quale ci sono ripetuti episodi di risalita del contenuto gastrico verso l’esofago.
Di per sé il reflusso è un fenomeno fisiologico, ma se diventa frequente causa la malattia e provoca sintomi che condizionano negativamente la qualità della vita.
Quello che accade è che lo sfintere esofageo inferiore (la valvola che separa l’esofago dallo stomaco) non riesce a chiudersi come dovrebbe o si rilassa in modo anomalo. Questo permette agli acidi gastrici di risalire verso l’alto.
Con il tempo, questa esposizione continua può irritare e infiammare le pareti dell’esofago, causando bruciore, dolore e in alcuni casi anche lesioni.
È una condizione cronica che tende a peggiorare se non trattata, ma nella maggior parte dei casi può essere controllata efficacemente.
I sintomi principali sono:
- sensazione di bruciore (pirosi)
- rigurgito
- difficoltà o impossibilità di passaggio del bolo alimentare
- dolore toracico
Parallelamente, si possono verificare anche alitosi, tosse cronica, asma e spasmo laringeo, ma non sono sintomi specifici del reflusso gastroesofageo.
Cause e fattori di rischio
A determinare la comparsa di questa malattia ci sono diverse cause:
- alterazione della barriera anti-reflusso
- ridotta efficacia dei meccanismi difensivi
- ritardato svuotamento gastrico
- difetto strutturale che aumenta la produzione acida
A provocare questa condizione ci sono diversi fattori di rischio:
- obesità
- ernia iatale
- fumo
- alcol
- ansia
- stress
Anche la gravidanza, per via dell’aumento della pressione esercitata dal feto sullo stomaco, è un fattore di rischio del reflusso gastroesofageo.
Modifiche alimentari per ridurre il reflusso
Intervenire sull’alimentazione è il primo rimedio da adottare per ridurre l’intensità dei sintomi del reflusso gastroesofageo.
La dieta mediterranea è un tipo di alimentazione utile per contrastare la malattia e in generale è consigliato assumere cibi ricchi di fibre e proteine come:
- carni bianche (pollo, tacchino)
- carni magre (vitello, coniglio)
- bresaola
- prosciutto (cotto o crudo)
- pesce (fresco o surgelato)
- formaggi freschi
- latte (parzialmente scremato)
- uova
- pasta e riso con sughi leggeri
- olio extravergine d’oliva
- mele
- melone
- banane
- pere
- pesche
L’indicazione è quella di assumere almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno e preferire alimenti integrali.
Sebbene non esistano cibi vietati in assoluto, quelli che irritano la mucosa e possono aggravare i sintomi della malattia da reflusso gastroesofageo sono:
- alimenti grassi (carni grasse, insaccati, formaggi stagionati)
- condimenti grassi (burro, strutto, dado)
- fritti
- salse
- bevande gassate
- bibite contenenti caffeina
- alcol
- agrumi
- menta
- cioccolato
- dolci
- spezie (pepe, cannella, aglio, curry, noce moscata, cipolla)
Terapie farmacologiche disponibili

Per coloro che soffrono di malattia da reflusso gastroesofageo è possibile prevedere, a seconda della gravità, il ricorso a farmaci in grado di ridurre il reflusso e neutralizzare l’acidità.
Le opzioni attualmente disponibili sono:
- inibitori di pompa protonica
- farmaci procinetici
- antiacidi
Gli inibitori sono la prima opzione di trattamento per la malattia da reflusso gastroesofageo e, come dice il nome stesso, agiscono inibendo la produzione di acido gastrico.
Il dosaggio, la durata del trattamento e l’associazione con altri farmaci dipendono sostanzialmente da caso a caso e dalla riduzione dei sintomi.
I farmaci procinetici, invece, hanno come obiettivo quello di stimolare la motilità del tratto gastrointestinale aumentando il tono dello sfintere esofageo e accelerando lo svuotamento gastrico.
Nel caso degli antiacidi si tratta di farmaci che neutralizzano gli acidi prodotti dallo stomaco, riducendo così l’acidità del materiale che risale.
Consigli per la gestione quotidiana del reflusso gastroesofageo
Parallelamente alle modifiche alimentari e alla terapia farmacologica, chi soffre di malattia da reflusso gastroesofageo può trovare beneficio in diverse strategie.
Si tratta di una serie di norme igienico-comportamentali e dietetiche che aiutano a ridurre l’intensità dei sintomi, specialmente quelli che compromettono la qualità della vita.
In generale, è importante fare attenzione a:
- postura
- riposo
- orari e modalità dei pasti
- stile di vita
Chi soffre di reflusso gastroesofageo dovrebbe evitare di sdraiarsi subito dopo aver mangiato, ma attendere almeno tre ore prima di farlo.
Inoltre, durante la giornata è meglio consumare pasti poco abbondanti ma più frequenti (4-5 ogni giorno), mangiando lentamente (ogni pasto non dovrebbe durare meno di 25 minuti) ed evitando di assumere cibi o bevande troppo freddi o troppo caldi.
È preferibile anche camminare un po’ subito dopo mangiato.
Per quel che riguarda lo stile di vita è raccomandato il raggiungimento e il mantenimento di un peso corporeo adeguato, evitare il fumo di sigaretta e non utilizzare indumenti troppo stretti (o le cinture) che potrebbero aumentare la pressione intra-addominale.
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